Viaggio al centro della Terra
Autori: bambini della classe 4^C
Nel mese di maggio ci siamo recati in gita a Prali in Val Germanasca. Il viaggio d’istruzione era strutturato in due tappe: la visita alla miniera di talco e l’esplorazione dei boschi vicini. In questa valle attualmente è ancora in funzione la miniera di Rodoretto, in cui lavoravano una trentina di minatori, mentre le miniere oggi inattive sono: Superiore, Milaura, Gianfranco, Vittoria, San Pietro, Gianna, Santa Barbara, Colletta delle Fontane. Il percorso Scopriminiera comincia all’ingresso della Miniera Paola, a quota 1265m; gli scavi in questa galleria sono iniziati nel 1937 e proseguiti fino al 1998, anno in cui è diventata museo.
A bordo del trenino dei minatori, muniti di casco di sicurezza, abbiamo iniziato la nostra avventura e siamo entrati nelle viscere della montagna. È stato come fare un viaggio al centro della terra: la temperatura si è abbassata, la luce del giorno è scomparsa, il forte rumore delle rotaie ha preso il sopravvento: che batticuore!
Il trenino ha percorso la galleria di carreggio principale per 1300 m, poi il nostro itinerario è proseguito a piedi fra vari cunicoli, per un balzo nei cantieri di lavoro del passato.
Le guide ci hanno spiegato che i cunicoli venivano chiamati “trance” perché il talco era estratto a fette; le varie gallerie principali erano collegate tra loro da un “pozzo”, una specie di ascensore controllato e pilotato a mano. Le fette di talco venivano caricate su una tramoggia ad aria compressa e trasportate ai pozzi. Mano a mano che scavavano, i minatori costruivano un’ armatura di legno di castagno per sostenere le gallerie, creando una sorta di incrocio fra le travi chiamato “quadro”; l’illuminazione era ottenuta con lampade ad acetilene.
Per estrarre il talco, inizialmente utilizzavano la dinamite che inserivano nella roccia facendo dei buchi a colpi di martello con uno scalpello; in un secondo tempo sono passati a perforatori meccanici e a candelotti esplosivi di gelatina. Con una simulazione abbiamo potuto ascoltare i rumori costanti della miniera e anche il fragore prodotto da un’ esplosione e da un perforatore; ci siamo resi conto di quanto il lavoro nei cunicoli fosse logorante e faticoso.
Da più di 100 anni questi minatori estraggono una varietà di talco rara e pregiata, il “Bianco delle Alpi”. A seconda dell’origine, il talco può assumere colori molto diversi e in Val Germanasca se ne estrae proprio la variante più bianca.
É un minerale molto comune con caratteristiche particolari: è il più morbido e tenero di tutti (si può scalfire con una leggerissima pressione dell’unghia!), non ha odore e al tatto offre sensazioni molto particolari (è soffice, scivoloso e untuoso).
Nella parlata occitana della valle è chiamato “LA PEIRO DOUCO” (la pietra dolce).
É un prodotto adatto a moltissime e svariate applicazioni, come gomme da masticare, cruscotti per auto, ruote, prodotti di cancelleria, vernici, tessuti, alimentari, agricoltura, cosmetici e farmaci; con l’aggiunta di una profumazione diventa borotalco.
La visita al museo ci ha permesso di vedere molti oggetti del passato realizzati con il talco e con il legno (ferri da stiro, pentole, attrezzi agricoli, cartelle…) e vari altri strumenti utilizzati in miniera.
Nel pomeriggio, percorrendo un’antica mulattiera di montagna, abbiamo esaminato gli alberi dei boschi circostanti osservandoli in un’ ottica di risorsa naturale. Abbiamo imparato che ogni pianta possiede caratteristiche specifiche che la rendono adatta ai più svariati usi; il legno diventa cosi fondamentale per la sicurezza dei minatori ma anche per le attività produttive della valle.
Ci siamo soffermati ad osservare da vicino frassini, larici, pini, noccioli, ciliegi selvatici, abeti (bianchi e rossi), cembri, primule, viole, orchidee, licheni… Abbiamo anche potuto ammirare una bella e spumeggiante cascata dopo aver guardato un piccolo ruscello!
È stata una giornata molto intensa, che ha unito il sapore dell’avventura alla conoscenza di un lavoro antico ma ancora attuale.